Col racconto, ero rimasta all'ingresso della sala operatoria. Bene. Lì ci arrivai con la sedia a rotelle, il mio nuovo mezzo di locomozione da quando era iniziata tutta questa storia. Entrai senza pensare a niente, semplicemente lasciandomi trasportare dall'evento. Circa 10 persone giravano attorno a me nel corridoio, tutti gentili e premurosi. Un'infermiera mi disse: signora, io le farò il taglio dei capelli. Spero di fare un buon lavoro anche se quest'arnese proprio non lo conosco! L'arnese era un rasoio elettrico identico a quello che io uso per tagliare i capelli di mio marito, per cui mi fu facile spiegarle come fare..... Fu lì che divenni per la prima volta soldato Jane. Una rapata totale della mia bella testolina! Mi piacqui molto allo specchio. Poi la parte più seria. Lettino, fima per l'anestesia totale, tranquillizzazione da parte di tutti, signora tutto bene? stia tranquilla, la gran voglia di iniziare subito, daii, l'ingresso nella sala dell'intervento, la professionalità di tutti quelli che entravano e uscivano, la mascherina per addormentarmi, e l'ultima frase da me sentita: questa è quella accozzata, vero? Accozzata, cioè raccomandata, lo ero. I miei zii avevano fatto il diavolo a 4 per farmi operare da un professore bravissimo che aveva interventi a non finire per settimane. Erano riusciti a infilarmi miracolosamente a soli 3 giorni dalla scoperta della macchia nel cervello. Cioè a 6 dalla nascita di Elio. Alle 22,30 dopo 3 ore e mezza di intervento ero in camera. Ricordo l'arrivo di Marco e di mio zio Gianni. La voglia che restassero con me. Marco era così contento del fatto che ero sveglia, riconoscevo, parlavo, che nei giorni a seguire me l'ha ripetuto trenta volte! Gianni rimase con me tutta la notte. Mi tranquillizzava. Dai, dormi, non ti preoccupare, è andato tutto bene, riposati. E io che forse urlavo o forse no contro quella stronza che stava di fronte a me e che russava come un maiale. Ma l'aveva capito che doveva smetterla? Stronza, basta, ti tiro una scarpa in testa se non la finisci, mi hai capito? Ma non so se poteva capirmi perché forse io non urlavo affatto ma sognavo, sognavo...